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Quando il SEO è solo una scusa per il proprio fallimento

E' recente la notizia secondo cui Unilibro avrebbe intrapreso delle azioni giudiziarie contro Google, "rea" (??) di averla "per errore" penalizzata nei confronti di IBS: la notizia ad esempio può esser letta qui.

Nell'articolo troviamo un po' di affermazioni perlomeno "curiose", se non incredibili, che sarebbe bello approfondire.
Per il momento, visto che il tempo è tiranno, limitiamoci a verificarle.

Ad esempio, gli avvocati che assistono Unilibro affermano che

 Il primo fenomeno quantomeno singolare che si manifestava è che "scrivendo nel motore di ricerca 'Unilibro' seguito dal un titolo di un libro, nei risultati erano sempre indicate prima le pagine di IBS.it (Internet Bookshop Italia Srl)

Sarà vero?

Verifichiamo, usando proprio il medesimo esempio usato nell'articolo: facciamo su Google una query con "john grisham il ricatto unilibro"



Effettivamente il risultato SEMBRA un po' strano, e ingenuamente di potrebbe pensare ad un'anomalia... ma, quando qualcosa non va come ce lo aspettiamo, prima di invocare complotti cosmici è sempre bene verificare che tutto sia stato fatto a puntino, in modo da poter escludere altri motivi, più ragionevoli... è uno dei tanti casi in cui ci giunge utile il rasoio di Occam.

Analizziamo allora le due pagine di IBS e di Unilibro:
http://www.ibs.it/code/9788804598282/grisham-john/ricatto.html
http://www.unilibro.it/libro/grisham-john/il-ricatto/9788804598282

Intanto, guardiamo il testo: tra le due pagine, il testo usato per la presentazione del libro è sostanzialmente identico.
In queste condizioni, Google può considerare validamente il tutto come "duplicate content".
Viene allora da chiedersi: chi lo ha inserito per primo?
Perché Google ha affermato di privilegiare i contenuti originali, e di penalizzare le copie.
Indipendentemente da "chi lo ha pubblicato per primo" (che probabilmente né IBS né Unilibro sono gli autori originali di quel testo), IBS inserisce nella pagina le recensioni dei lettori, cosa che invece Unilibro non fa: quelle recensioni costituiscono "testo originale", che viene indicizzato da Google e che danno alla pagina IBS maggior valore rispetto a quella Unilibro. E queste cose a Google piacciono, perchè il "duplicate content" a questo punto viene relegato ad una mera citazione, che non penalizza la pagina.

Vediamo poi le prestazioni delle due pagine, usando il profile di Pingdom:

http://tools.pingdom.com/fpt/#!/cx8xmZ/http://www.ibs.it/code/9788804598282/grisham-john/ricatto.html
http://tools.pingdom.com/fpt/#!/ejZk6i/http://www.unilibro.it/libro/grisham-john/il-ricatto/9788804598282

E qui scopriamo che la pagina di IBS si carica in 1,57 secondi, contro i 4,13 secondi della corrispondente pagina Unilibro... e questo anche permetterebbe di spiegare il fatto che Google privilegia IBS rispetto Unilibro, perché Google lo ha specificato chiaramente: i siti veloci sono privilegiati rispetto a quelli lenti.

Analizziamo le pagine dal punto di vista del "social engagement": quella di IBS ha  1107 "like" su Facebook, 5150 condivisioni su Facebook con 1113 commenti, 607 tweet, e 1202 "+1" su Google.
La pagina di Unilibro invece ha solo 71 "like" su Facebook, 338 condivisioni su Facebook con 77 commenti, 36 tweet, e 136 "+1" su Google.
Quindi, la pagina di IBS è molto più "social" di quanto non sia quella di Unilibro. Ed anche se qui si continua a discutere come, quando, ed in che misura l'attività "social" influisca sul posizionamento, la relazione è incontrovertibile.

Concludendo: è inutile coinvolgere avvocati ipotizzando complotti cosmici, quando invece la spiegazione è molto più diretta... forse la soluzione non sarà semplice, ma il fatto che per ogni problema esista necessariamente una soluzione semplice, è solo una pia illusione.

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